Un paguro, il mal d’Africa e una nuova, propulsiva, forza creatrice! – Capitolo 8

4 STATI, DUE CONTINENTI E DUE ANIME DIVERSE ALLA RICERCA DI SE STESSE

L’indomani ci siamo svegliati carichi di emozioni, pronti a ricevere qualsiasi cosa fosse giunto dai due safari previsti per la giornata. La sveglia suonò presto, nel buio della stellata notte africana: mancavano ancora un paio di ore all’alba.

Quando studiavo psicologia all’Università, mi imbattei in alcune teorie riguardanti le fasi del sonno. La più accreditata divide le persone lungo un continuum che va dalle “allodole” ai “gufi”. Le prime si svegliano presto al mattino e sono subito attive, reattive ed energiche, mentre alla sera si stancano facilmente e non reggono fino a tardi. I “gufi” invece la sera sono nel pieno della loro forza, mentale e fisica, mentre di mattina tardano a “carburare”, soprattutto se svegliati presto. La teoria dice comunque che la maggior parte delle persone si schiera lungo la fascia intermedia di questo continuum, per cui pare sia raro incontrare gli estremi…Bene. Non hanno mai visto me la mattina. Non so se ci sono nata o se invece la cosa sia degenerata crescendo, ma io sono un gufo senza alcun dubbio! E così, spesso (non sempre, ma spesso) mi sveglio con un quoziente intellettivo molto inferiore alla media, una quasi totale incapacità di muovere la parte superiore sinistra del mio corpo (sono destrimane), scarsa capacità di memorizzare anche le cose più semplici e umore nero!

Fu in questo modo che quella mattina (anzi, pre-mattina, dato che il Sole ancora non era spuntato!) cercando invano di uscire dal bagno del campeggio, mi sono ferita il dito nella chiusura della porta… Ovviamente l’umore già nero della mattina subì un brusco calo…

La silente savana subito dopo l’alba.

Siamo partiti per il primo safari mentre l’aria pungente della notte ci costringeva a coprirci abbondantemente sulle jeep scoperte. L’umore ha continuato ad essere nero fino al momento di pausa, consumato con un buon tè caldo lungo il fiume colorato di rosso, mentre la palla di fuoco faceva capolino sull’orizzonte: lo so che un’alba è sempre un’alba…ma le albe africane sono davvero magiche! L’umore è cambiato e anche il resto gruppo si è svegliato: non eravamo stati molto fortunati in queste prime due ore, ma la giornata era ancora lunga.

Un branco di leoni si riposa nel South Lwanga N.P.

Ed ecco che mentre vagavamo sballottati dai fuoristrada, arrivò una chiamata al driver: “ci sono dei leoni più avanti”. Siamo partiti di corsa e siamo giunti in una radura: lontano, all’ombra di una grande acacia, era sdraiato sonnecchiante un enorme branco di leoni. Non si distinguevano bene: erano lontani ed il nostro driver in pieno giorno non se la sentiva di infrangere le regole con un fuoripista, comunque dovevano essere tanti: almeno una decina con tanto di cucciolotti! “Non ho mai visto un branco di leoni così grande”, pensai! E poi, “Adesso che abbiamo visto anche i leoni, non possiamo chiedere di più!”.

Siamo ripartiti e ci siamo fermati ai piedi di un maestoso baobab. In quel momento il motivo della sosta non ci era affatto chiaro. Era invece chiarissimo per il driver, che con l’occhio allenato ripeteva: “Leopard!”.

Io non so come facciano i driver a vedere quello che nessuno riesce a vedere. A sentire l’animale anche quando tutto è silenzioso. Sembra quasi che abbiano sviluppato un tale contatto con la natura che si avvicina più all’empatia di una divinità, che ad una “semplice”, seppur molto ardua, disciplina nello studio approfondito del parco e dei suoi abitanti. Il nostro driver conosceva uno ad uno tutti gli animali della zona, ne conosceva l’età ed i luoghi preferiti. I driver sono ormai personaggi quasi mitologici per me!

Eccolo davanti a noi: un leopardo sull’albero!

In effetti il leopardo c’era! L’abbiamo visto spuntare da dietro un arbusto e poi “affacciarsi” guardando il gigantesco albero a testa in su. E poi il salto! Anzi, i salti! 3 salti maestosi, da gattone felpato ed elegante. E con 3 salti è arrivato ad oltre metà del gigantesco baobab, nascondendosi poi tra i rami. Ho sempre desiderato avere la giusta prontezza di riflessi per riprendere una scena come questa…guardai impaziente cosa ero riuscita a fermare con la mia macchina fotografica…ed eccolo lì! Il leopardo proprio a metà del suo salto! La foto della vacanza!!! La foto dell’anno direi!

Il salto del leopardo!

Orgogliosa io e felici tutti, rientrammo al campeggio per ristorarci ed attendere il safari della sera. Eravamo soddisfatti e cantavamo ininterrottamente qualsiasi canzoncina ci venisse in mente sui leoni! Steve e Andrea decisero di tuffarsi nella minuscola piscina del campeggio, dalle acque color verde rancido e per niente rassicuranti…faceva caldo…Andrea era in acqua…ed io non ho saputo resistere alla tentazione di un bagno accanto a lui…In realtà il bagno è durato pochi secondi perché, letteralmente schifata dall’acqua e terrorizzata dalle raccomandazioni sulla bilarzia dell’ipocondriaca Daniela, ho deciso di riposare subito a bordo piscina…quasi come una diva…però con quell’aria da “completamente fuori luogo” che mi rendeva visibile agli occhi di tutti…Se ci ripenso, provo ancora imbarazzo per quel tentativo di rimorchio ridicolo!

Un tuffo nella piscina verde-rancido del nostro campeggio in riva al fiume.

77
Comments

Leave a Comment

Inizia a digitare e premi Enter per effettuare una ricerca