L’arte del levare il soverchio; come sono arrivata da Michelangelo al Life Coaching!

Pietà Bandini

Io e la Pietà Bandini al Museo dell’Opera del Duomo di Firenze

Io non sono un’appassionata di arte: sono un’amante del bello. Cresciuta a Firenze, una città in cui ovunque tu volga lo sguardo trovi un pezzo d’arte o di storia, diventa difficile non amare la storia ed il bello.

Sono anche appassionata (e laureata) di Psicologia, di menti devianti e di menti geniali che si intrecciano e che di tanto in tanto si affacciano all’umanità e disvelano nuove verità sul mondo.

E così un giorno, studiando la storia di Firenze e forte del mio approccio psicologico, mi sono imbattuta nell’appassionante vita e nell’intricata mente di Michelangelo.

Michelangelo era un genio…ed era anche un pazzo furioso!

La mano del David

La mano del David; il capolavoro nel capolavoro!

Michelangelo era una presenza che ha affascinato tutti sin dall’inizio della sua giovane vita, tanto che tutto quello che egli disse a Firenze venne considerato come una “Bibbia”: non si può né cambiare, né discutere! Lorenzo il Magnifico in persona, quando lo vide per la prima volta, si accorse che era di fronte ad un genio e lo accolse subito in casa sua come un figlio (e all’epoca Michelangelo aveva appena 13 anni!).

Sin da piccolo il giovane artista aveva solo un obiettivo in testa: diventare uno scultore degno di Dio. A Michelangelo non interessava essere il più bravo tra tutti gli esseri umani (anche perché sapeva di esserlo!): voleva proprio essere degno del più grande artista dell’Universo: Dio.

Nella sua mente, Dio era il creatore e quindi l’unico artista degno di essere chiamato tale. E Dio, sempre secondo Michelangelo, toccava ogni cosa e disegnava ogni angolo dell’Universo spargendo ovunque le sue creazioni più belle. E allora, nella visione michelangiolesca, che ruolo aveva l’artista-essere umano? Secondo il nostro genio, l’essere umano non ha alcuna possibilità di creare, può solamente scoprire la bellezza delle opere già create da Dio. In questo senso un blocco di marmo, secondo Michelangelo, era già stato scopito da Dio e l’unico compito che aveva l’essere umano era quello di “eliminare il soverchio” che imprigionava l’opera all’interno del blocco e ne disvelava la bellezza divina.

Il pensiero di Michelangelo mi ha affascinata sin da subito, soprattutto l’idea di una bellezza intrinseca nelle cose e nelle persone che spesso non riesce ad essere disvelata, come imprigionata in un blocco di marmo.

Prigione Michelangelo

Uno dei -non finiti- prigioni presenti alla Galleria dell’Accademia a Firenze.

E’ così che, quasi senza rendermene conto, tra una visita guidata alla Galleria dell’Accademia, una formazione d’aula e una pandemia, sono approdata al mondo del coaching.

Credo fermamente, da sempre (quasi ingenuamente direbbe qualcuno), che le persone abbiano in sé tutte le caratteristiche e le potenzialità per emergere e raggiungere risultati eccelsi, proprio come Michelangelo credeva che un blocco di marmo racchiudesse in sé una splendida scultura. E credo anche che molte di queste persone non riescano a raggiungere dei risultati perché sono imprigionate da un blocco.

Il coaching fa proprio questo: disvela la vera essenza della persona facendogli scoprire tutti gli strumenti che già possiede (e che spesso non conosce) per ottenere risultati, raggiungere obiettivi, ecc. Nel processo di coaching il coach è “solo un aiuto”: non indica la strada, non da la soluzione. Il coach aiuta la persona a trovare la sua propria strada per raggungere i suoi personali obiettivi, ampliandone la capacità di esplorare risorse e ambiente circostante.

So bene che di menti geniali come quella di Michelangelo ne esistono poche, questo non significa che ognuno di noi non abbia in sé la capacità di raggiungere risultati ben più grandi di quelli che pensa. La forza del coaching sta proprio qui: nella capacità di disvelare la vera bellezza e potenzialità che ognuno di noi possiede, come un David racchiuso in un blocco di marmo ancora da scorpire.

Pietà Rondanini

La Pietà Rondanini, ultima testamentaria opera dell’artista

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Showing 2 comments
  • Antonella Massai
    Rispondi

    Semplicemente grazie

    • viandantistanti
      Rispondi

      <3

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