Un paguro, il mal d’Africa e una nuova, propulsiva,forza creatrice! – Intro

4 STATI, 2 CONTINENTI E 2 ANIME DIVERSE ALLA RICERCA DI SE STESSE

Sono rientrata in Italia da poco più di 3 giorni e ancora mi guardo attorno attonita ed intorpidita, incapace di riadattarmi al nuovo/vecchio ambiente. Sono proprio come il mio paguro!

E’ si, dall’Africa stavolta ho portato indietro tante cose, e tante ne ho lasciate:

Ho lasciato qualche insicurezza, ho lasciato il cuore (e questo era inevitabile), ho lasciato innumerevoli impronte sulle spiagge bianche, e sagome di gomme su strade di terra rossa. Ho lasciato parecchi mozziconi di sigaretta ed un piercing a cui legavo un’identità. Ho versato poche gocce di sangue tra porte inchiudibili e camminate disagiate e qualche lacrima di sfide vinte e accuse non giuste…Ho donato sorrisi, parole e strette di mano curiose…

Domenica il mio zaino si è svuotato ed ho cominciato a far la conta di ciò che ho riportato indietro (oltre ai panni sporchi!):

Qualche (pochi) souvenir: monili, conchiglie, tessuti e legni. Ho portato indietro un fiume in piena di ricordi che ormai da molte ore riemerge e sommerge l’istante attuale. Ho portato indietro un paio di occhi azzurri, seguiti da un cuore palpitante e nuova voglia di abbracci, di coccole, di labbra. Alcuni nuovi amici che forse saranno eterni o forse svaniranno presto, ma che intanto conservo gelosamente tra le dita. Ho portato indietro tanti sorrisi di neri occhi, profondi, toccanti, indimenticabili. Qualche nuova parola di qualche nuova lingua che probabilmente riaffiorerà di tanto in tanto dal cosiddetto inconscio per ricatapultarmi altrove. Ho portato indietro un nuovo colore di capelli, inaspettato, inconcepito, che rischiara il volto. Ho riportato anche qualche nuova riflessione, analisi, spunti su cui lavorare per migliorare sempre: nuove autocritiche da farmi, tanto per non perdere proprio tutta la mia identità! Ho portato indietro una grande soddisfazione, per tutto ciò che sono riuscita a fare, proprio io, col mio corpicino di 47Kg e le mie gambe infelici! Ho riportato indietro anche una vittima di invidia, ed un problema di chiusura a riccio ogni volta che la mia anima esplodente disturba l’altrui emotività: no, il menefreghismo non sono riuscita a portarmelo dietro, ma una sensibilità più consapevole sì. Ho portato indietro due ferite, un virus, un fungo, tutti presto debellati! Ho riportato indietro le mie scarpe da trekking pulite e lavate dall’Oceano Indiano tra mangrovie e cocchi! Ho portato indietro una ventina di treccine sui capelli curiosamente confezionate da altrettanti bambini felici, presto sciolte al vento e mai sciolte dal cuore…Ho riportato indietro tanti granelli di sabbia legati alla polvere rossa, immagini indelebili di tramonti dai soli giganti e cieli stellati a sopraffare l’immaginazione… Circa 800 fotografie ed un gran lavoro di post-produzione che mi attende!

Ho riportato indietro un paguro che, nascondendosi sotto la suola delle mie scarpe da scoglio, avvolte nella plastica e rinchiuse nello zaino, è sopravvissuto al camion cassonato e ai tre voli per giungere a casa mia arzillo e pimpante…Mi è scappata la lacrimuccia lunedì quando l’ho visto camminare nella vaschetta in cui l’ho messo. Mi ha ricordato la tenacia e la forza che solo in Africa si trova: non è prerogativa degli africani, ma di chiunque tocchi quella terra…anche quella: la tenacia, la forza, sento di averla riportata indietro!

Io e i miei occhi azzurri a Ilha de Ibo (mozambico) tra la fortaleza e la spiaggia…

Nel momento in cui cominciavo a scrivere ed affiorava in me l’idea di un progetto di racconto nuovo (credo che sia stato proprio in quel momento, o almeno così voglio credere), il piccolo Pagu ha esalato il suo ultimo sospiro, lasciandomi in eredità un guscio, un’idea nuova e nuova linfa.

E così mi piace pensare che la storia di Pagu si sia intrecciata con la mia sin dal primo momento. Mi piace pensare che sia stato concepito insieme al mio viaggio e che sia nato e cresciuto con esso. Ed è di queste due storie parallele che racconterò adesso, due anime così diverse e lontane, unite in un unico destino a cavallo tra due continenti.

Non so niente o quasi di paguri, non so nemmeno a quale specie appartenesse il piccolo Pagu: l’immaginazione e la fantasia (che per mia fortuna non mi sono mai mancate) accorreranno in mio aiuto per supplire alle lacune scientifiche che non riuscirò a colmare. Vogliate perdonarne l’eccesso!

Il mio piccolo paguro sopravvissuto al lungo viaggio e depositato con cura nella vaschetta arredata con conchiglie per farlo sentire a casa…

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