Un paguro, il mal d’Africa e una nuova, propulsiva, forza creatrice! – Capitolo 2

4 STATI, DUE CONTINENTI E DUE ANIME DIVERSE ALLA RICERCA DI SE STESSE

La valigia/zaino era pronta: l’avevo comprata apposta per questo viaggio. Uno zainone capiente ma anche pieno di tasche e aperture da tutti i lati. Dentro ci ho messo poche cose (o forse tante, dipende dai punti di vista!): la tenda, il materassino ed il sacco a pelo. Le scarpette da scoglio, la zanzariera portatile, un paio di costumi da bagno, 3 spray di antizanzare specifico per zanzare africane (e per trovarlo ho girato mezza città!), il beauty case con tante creme diverse (giusto per non dimenticare, anche nei momenti più impensabili, che sono pur sempre una donna!), la gamella per mangiare, un coltellino svizzero (quello comprato quando avevo 12 anni con tutti i miei risparmi di allora), vari vestiti (pochi direi) di ricambio, un paio di scarpe di riserva, il cerotto e la fascia per la gamba, il cappello di pelle di canguro che la mamma mi ha portato dall’Australia, il mio telo blu tuareg comprato in Libia, la macchina fotografica sapientemente scelta e regalata dal babbo, il grosso plico di documenti per il viaggio ed il gruppo, il passaporto, i soldi, le sigarette ed una serie di vari ammennicoli tutti di grande utilità.

La preparazione dello zaino richiese una lunga…”preparazione”: guide e una vagonata di cose antizanzare, più alcuni accessori per eventuali problemi di salute in viaggio!

Con lo zaino pronto sistemato nel bagagliaio della mia auto, ho raccolto Filippo sotto casa sua. Anche lui emozionato, estroverso, ma alla sua prima esperienza, mi ha parlato a lungo di sé durante il tragitto che ci separava dalla capitale. Siamo arrivati a casa di Irene a metà pomeriggio: Filippo ha conosciuto la prima di una nuova serie di amicizie, io ne ho riabbracciata una…Irene è speciale: ha un sorriso timido e dolce, ma una tempra ed un carattere invidiabili. Se fossi stata un uomo, probabilmente me ne sarei innamorata…e probabilmente, senza rendersene nemmeno conto, ha fatto cadere qualche cuore dietro di sé lungo il viaggio!

E’ ora di ripartire anche da qui e lo zio di Irene ci accompagna diligentemente verso l’aeroporto. Lungo il tragitto siamo tutti e tre assorti nei nostri pensieri, nei nostri sogni. Lo sanno tutti che se si parte per l’Africa, non si torna mai più come prima, nessuno è esente! Ammiriamo il tramonto da Fiumicino ed io rompo il silenzio dicendo ai miei primi due partecipanti: “ammiratelo adesso questo sole, questo ultimo tramonto italiano. Al vostro rientro nessun tramonto eguaglierà mai la magia dei tramonti africani e ne avrete una nostalgia estrema…”

“Un tramonto è sempre e ovunque un tramonto” dicono in molti…eppure i tramonti africani hanno qualcosa di diverso che nessuno ancora sa spiegare…forse le acacie e i baobab, forse il sole che va a picco velocemente, o forse chissà…

Ed ecco che in aeroporto incontriamo un’altra parte del gruppo: ci sono Chiara, che con la sua lunga esperienza di viaggi vuole dare una mano sin dal primo momento e divide la cassa cucina nei bustoni che abbiamo portato; Marco, bello e silenzioso, ma curioso di questo nuovo mondo, esplora l’aeroporto, esplora i compagni di viaggio con sommesse domande; Bernardo, simpatico solo a vederlo, parla, scherza, e trova già il suo feeling con Filippo in un crescendo comico che ci accompagnerà per tutto il viaggio; Nicola, che arriva dopo per la coincidenza da Genova, chiaramente un marinaio, sorridente ed esploratore, con la classe di un velista navigato!

Giunge il momento di salpare e ci imbarchiamo nel grosso aereo che ci farà volare fino al continente nero. Sull’aereo ecco il resto del gruppo! Siamo tutti entusiasti di partire, ma anche di conoscerci! Ritrovo Federica, sorridente e in forma, che già chiacchera con la vicina di posto. Saluto Angela con un abbraccio caloroso, e lei risponde timidamente, piacevolmente sorpresa dell’accoglienza. Ecco Steven, che già si era fatto conoscere con le innumerevoli email pre-partenza, e adesso trabocca di eccitazione per la possibilità di mettere in pratica tutti gli insegnamenti di sopravvivenza che ha studiato fino ad oggi. C’è Dennis che già dormicchia, mi saluta sornione, pronto a risprofondare tra le braccia di Morfeo. Daniela, l’altra psicologa del gruppo, è all’altro lato della cabina e ci salutiamo sorridendo a distanza. Antonella pure mi abbraccia, ci eravamo già conosciute al raduno ed il suo sorriso dolce e timoroso lascia trapelare tante emozioni. Ruben invece già intrattiene lunghe conversazioni divertenti, al contrario di come si era presentato via etere: quasi mai sentito! C’è Loredana che osserva dal finestrino, è chiaramente alla ricerca di un nuovo mondo, anche per sé…ma probabilmente ancora non se ne rende conto. E poi c’è Andrea: sonnecchia e sotto voce mi confessa che non è riuscito a dormire per l’emozione della nuova partenza. Lo guardo: i suoi occhioni azzurri già mi rapiscono…scambiamo qualche battuta e all’improvviso tutto il mio mondo è lontano: guardo solo avanti, col cuore scaldato da timide nuove emozioni…

I miei occhi verdi accanto ad un paio di importantissimi occhi azzurri…

 

Un paguro non si scalda nell’abbraccio di nuove amicizie. I fratelli di un paguro potrebbero anche mangiarlo. Un paguro non si emoziona con nuove parole. Non sorride nell’attesa di una nuova amicizia che sta nascendo. Un paguro può innamorarsi (o almeno questo voglio credere), ma non ha amici con cui condividere il momento in cui vorresti gridare al mondo che sei felice solo perché due grandi occhioni azzurri ti hanno appena scaldato l’anima…

Un paguro è solo…Noi, in quell’affollata cabina d’ aereo, eravamo già un gruppo. Già parlavamo di emozioni, già le stavamo vivendo…insieme!

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Comments
  • Lio
    Rispondi

    Che bello!!! :-*

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