Un paguro, il mal d’Africa e una nuova, propulsiva, forza creatrice! – Capitolo 3

4 STATI, DUE CONTINENTI E DUE ANIME DIVERSE ALLA RICERCA DI SE STESSE

La prima volta che ho toccato il suolo d’Africa, ho sentito subito un avvolgente calore (sarà anche stato perché ero andata in Egitto…ad Agosto…e c’erano 50 gradi!)… Questa volta, atterrando a Lilongwe, capitale del Malawi, ho riconosciuto qualcosa. All’ennesimo sbarco in questo continente, impari a riconoscerne il vento, l’aria, o non so che…Ti avvolge all’improvviso, con una morsa stringente, e subito sorridi e ti fai trasportare!

Il mercato di Lilongwe: tanta gente, colori, caldo e terra d’Africa in un unico multiforme momento!

E’ come tornare a casa. Per quanto possa essere inquinata l’aria, possano variare la temperatura e le condizioni atmosferiche, quando ci metti piede, la riconosci immediatamente. Non è l’odore, non è la vista, è una sensazione inconfondibile che credo tutti provino di fronte ad un luogo significativo. Così mi sento io quando tocco il suolo africano. Mi sento finalmente a casa. Sento l’emozione di una terra che mi avvolge, che mi appartiene come io appartengo ad essa.

La terra rossa e i baobab sono due dei segni distintivi di questo amato continente: mi sento a casa quando il suolo e la polvere assumono i toni caldi di questa foto…

Nello stesso istante in cui io mettevo piede sul suolo africano, una piccola larva cresciutella sentiva finalmente “l’odore di casa” riconoscendolo in un minuscolo guscio abbandonato da chissà chi. Anche lei pensò di essere finalmente giunta nel suo posto. Sentì l’avvolgente ed inspiegabile calore di un guscio che le apparteneva e al quale sarebbe appartenuta… almeno finché non sarebbe diventata abbastanza grande da sceglierne un altro! Quel guscio era calore, era emozione, era sicuro riparo dalle correnti più forti, era la protezione che mamma ormai non poteva più dare. Fu così che la larva cresciutella, riconoscendo nel guscio abbandonato la sua culla confortevole, decise di essere diventata abbastanza grande e si trasformò in paguro. Fu così che nacque il piccolo Pagu: trovando una bella piccola conchiglia lasciata a se stessa, in una pozza di bassa marea sulle spiagge davanti alle isole Quirimbas, nel maestoso Oceano Indiano.

Uno dei millemila paguri che ho incontrato durante i miei viaggi…chissà se anche uno di loro avrà parlato di me con qualcuno, così come io faccio di Pagu in questo racconto…

 

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